Cesare Mazzonis
Il primo pensiero che mi coglie è fatto di ricordo: la simpatia con la quale arrivava con le bottiglie del suo vino di Radicondoli, o il gesto di amicizia con il quale volle presentare un mio romanzo appena pubblicato.
Ma queste sono sciocchezze se le si compara al vuoto lasciato non solo dal compositore, ma da quella mente capace di scandagliare con tanta precisione e acutezza i fatti della musica. Non dimenticherò mai, ad esempio, quella volta in cui descrisse la "summa" di metodi usati da Monteverdi ne l’Orfeo e me li tradusse, cantandoli lì per lì, nei modi di musica popolare e colta attuali.
O (per chi si è occupato di teatro musicale la capacità appare essenziale) tutte le invenzioni, ognuna adattata alla "situazione", che aveva escogitato per i Trionfi del Petrarca. Né, certo, alla costruzione impressionante della sua ultima opera a Salisburgo.
Manca a tutti noi, Luciano.
Cesare Mazzonis