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Chemins IV (nota dell'autore)

Chemins IV
su Sequenza VII
per oboe e undici archi (1975)

Il miglior modo per analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell'opera originale; essa diventa così l'oggetto di un'esplorazione creativa che ne è al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione. I commenti più proficui a una sinfonia o ad un’opera sono sempre stati un’altra sinfonia o un’altra opera. In questo senso i miei Chemins, che citano, traducono, espandono e trascrivono le mie Sequenze per strumento solista, ne sono anche le migliori analisi. Essi costituiscono una serie di commenti specifici che contengono in sé, quasi integralmente, oggetto e soggetto del commento: gli Chemins non sono infatti lo spostamento di un objet trouvé in un diverso contesto o la semplice «vestizione» orchestrale di un pezzo solistico (la Sequenza originale) ma, piuttosto, un commento organicamente legato a esso e da esso stesso generato.
Perché questa insistenza nell’elaborare e trasformare lo stesso materiale? Un tributo, forse, alla convinzione che nulla di ciò che è fatto è, di per sé, mai finito. Anche un «lavoro compiuto» è il rituale o il commento di qualcos’altro fatto prima, di qualcosa che verrà dopo, come una domanda che non provoca una risposta ma un commento, e un’altra domanda...

Chemins IV per oboe e undici archi può essere ascoltato come un commento alla mia Sequenza VII per oboe (1969), un commento che amplifica e sviluppa alcuni aspetti armonici della Sequenza originale. Essa diventa infatti generatrice di altre linee strumentali che ne esplicitano la polifonia latente, intorno a un perno - la nota si sempre presente - che mette in prospettiva tutte le trasformazioni armoniche successive. Come uno spazio riverberante, Chemins IV rispecchia e frantuma gli elementi di Sequenza VII, sviluppa quanto in essi vi era di implicito o nascosto e ne estrae funzioni differenti; la natura della camera d’eco di Chemins IV è tale che a chi ascolta la parte dell’oboe sembra a sua volta generata dagli undici archi.

Luciano Berio

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