Chemins V (nota dell'autore)
Chemins V
su Sequenza XI
per chitarra e orchestra da camera (1992)
Il miglior modo per analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire dagli elementi dell'opera originale; essa diventa così l'oggetto di un'esplorazione creativa che ne è al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione. I commenti più proficui a una sinfonia o ad un’opera sono sempre stati un’altra sinfonia o un’altra opera. In questo senso i miei Chemins, che citano, traducono, espandono e trascrivono le mie Sequenze per strumento solista, ne sono anche le migliori analisi. Essi costituiscono una serie di commenti specifici che contengono in sé, quasi integralmente, oggetto e soggetto del commento: gli Chemins non sono infatti lo spostamento di un objet trouvé in un diverso contesto o la semplice «vestizione» orchestrale di un pezzo solistico (la Sequenza originale) ma, piuttosto, un commento organicamente legato a esso e da esso stesso generato. L’insieme strumentale esplicita e sviluppa processi musicali latenti e compressi nel discorso solistico, in una sorta di amplificazione generale che coinvolge anche i rapporti temporali: talvolta i ruoli si capovolgono ed è la parte solistica che sembra essere generata dal suo stesso commento.
Perché questa insistenza nell’elaborare e trasformare lo stesso materiale? Un tributo, forse, alla convinzione che nulla di ciò che è fatto è, di per sé, mai finito. Anche un «lavoro compiuto» è il rituale o il commento di qualcos’altro fatto prima, di qualcosa che verrà dopo, come una domanda che non provoca una risposta ma un commento, e un’altra domanda...
In Chemins V per chitarra e un insieme strumentale di quarantadue esecutori (il solista suona, senza modifiche sostanziali, Sequenza XI per chitarra, scritta tra il 1987 e il 1988 per Eliot Fisk), mi interessava sviluppare un dialogo fra l’armonia pesantemente idiomatica legata all’accordatura della chitarra e un’armonia «diversa» (il passaporto fra i due lontani territori armonici è l’intervallo di quarta aumentata). In Chemins V sono presenti anche due diversi caratteri strumentali e gestuali: uno ha radici nella tradizione della chitarra flamenca e l’altro nella chitarra classica (il tramite fra le due «storie» è stato il mio desiderio di sperimentare con uno strumento che amo molto). Il dialogo fra le due dimensioni armoniche da una parte e fra quelle tecniche e gestuali dall’altra, avviene attraverso processi di scambio e di trasformazione continua di caratteri specifici e figure chiaramente riconoscibili: il percorso formale di Chemins V è, dunque, sostanzialmente ripetitivo. D’altra parte, senza parallelismi e senza ripetizioni un dialogo non avrebbe né forma né senso.
Luciano Berio
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