Tempi concertati (nota dell'autore)
Tempi concertati
per flauto, violino, due pianoforti e quattro gruppi orchestrali (1958-1959)
Le famiglie sonore di un insieme strumentale non coincidono necessariamente con le famiglie strumentali. Anzi, le famiglie sonore sembrano creare analogie proprio là dove le famiglie strumentali (quelle dei trattati di strumentazione, per intenderci) stabiliscono differenze e opposizioni. Tempi concertati è appunto inteso come uno sviluppo di analogie di caratteri sonori e non come opposizione di caratteri strumentali.
Concertati, perché il rapporto fra tempo individuale (dei solisti, e soprattutto del flauto) e tempo collettivo (dei quattro piccoli gruppi strumentali) non è sempre dato: talvolta deve essere predisposto e coordinato dai singoli esecutori, in base a un repertorio di segnali (gesti veri e propri oppure elementi di struttura musicale) che implica da parte di ogni esecutore un ascolto continuo e attento degli altri. Si tratta di segnali «percepiti» nel senso più ampio della parola: essi possono agire per la loro assenza, oltre che per la loro presenza, e creano continue interferenze tra azione individuale e azione collettiva.
Queste oscillazioni tra tempo e azioni individuali e collettive, tra azione esattamente prescritta e azione relativamente indeterminata, tra segnale dato e segnale ricevuto, «perduto» e «ritrovato», possono conferire alla composizione il carattere discontinuo dell’improvvisazione.
Tempi concertati, commissionato dall’Orchestra della NDR di Amburgo, è stato composto tra il 1958 e il 1959.
Luciano Berio
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