Carlo Piccardi
Il 3 giugno 1976, nell’ambito dei Concerti di Lugano, invitai Luciano Berio a dirigere Folk Songs, ovviamente interpretato da Cathy Berberian, e Points in the curve to find per pianoforte e 22 strumenti affidato a Anthony Di Bonaventura. Nella presentazione dal vivo al pubblico, ripresa nel documentario televisivo che realizzai lo stesso anno fra Lugano e Radicondoli (Luciano Berio – Considerazioni sulla musica d’oggi), compariva questo passaggio significativo:
“Sono sempre stato affascinato da un fatto, quello della trasposizione di una certa tecnica da un materiale all’altro. Uno dei primi esempi che mi ha colpito è stato quello della scultura in legno del 200 e del 300, quando si vede lo stesso scultore che scolpice quelle bellissime statue longilinee in legno, seguendo la venatura del legno, il quale poi scolpisce il marmo con la stessa tecnica che era dettata prima dal legno. Una delle ragioni per cui ho scritto “points ...” per Anthony Di Bonaventura è che l’ho ascoltato suonare Scarlatti e mi è piaciuto molto. Da qui è nato l’interesse a sviluppare questo tipo di tecnica clavicembalistica sul pianoforte, quel tipo di regolarità e di articolazione trasferita da uno strumento all’altro”.
Queste parole mi hanno illuminato, nel senso di farmi comprendere la lontananza di Berio dalla posizione dell’artista demiurgico. Pur scrollandosi di dosso il paludamento passionale del Romanticismo, il compositore moderno ha mantenuto e addirittura rafforzato la centralità dell’io in una protervia intellettuale spesso affermata al di sopra della verifica d’ascolto, imponendo alla materia sonora una logica calata astrattamente dall’alto. In Berio il pensiero compositivo si sviluppa invece a partire dalla fisicità del suono, dal suo dispiegarsi nello spazio acustico, nel coinvolgimento diretto dell’ascoltatore sollecitato a reagire alla corrente vibrante della sonorità. Il suono per lui non è la traduzione di un pensiero nella dimensione acustica, ma una realtà autosufficiente con una propria logica, un proprio ordine. Da qui discende il suo atteggiamento di ‘artigiano’ in grado di assecondare e penetrare la realtà ‘biologica’ della musica come materia brulicante (le note come atomi e molecole in movimento), come vita.
Carlo Piccardi
Luciano Bero con Anthony di Bonaventura e Carlo Piccardi, Lugano 1976 (Foto RSI, per gentile concessione)