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Michele Marasco

Nei primi anni ottanta suonavo già come primo flauto nella neonata Orchestra Regionale Toscana; poco dopo Luciano Berio ne divenne direttore artistico.
Avevo circa 23-24 anni, la notizia lasciò me e buona parte dei miei colleghi a bocca aperta; era una circostanza straordinaria che uno dei più illustri musicisti del '900 venisse a dirigere il nostro lavoro, proprio da noi! Eravamo carichi di aspettative, che non furono smentite affatto. Berio rimase alcuni anni, nel corso dei quali l'ORT vide rapidamente crescere il proprio livello, la considerazione nel mondo musicale, la propria fama in Italia e all'estero.
Pochi anni dopo egli scrisse un brano per Quintetto a fiati: Ricorrenze, e volle dedicarlo al mio Ensemble, il Quintetto a Fiati Italiano. Suonammo molte volte Ricorrenze nelle più importanti sale del mondo, dalla Carnegie Hall alla BBC, e naturalmente in Italia. Il brano è molto complesso, e per le prove passammo un periodo di studio piuttosto intenso a Monzuno, un luogo incantevole sull'Appennino Emiliano. Berio venne a trovarci e rimase con noi per due giorni in occasione delle ultime prove. Era incredibile vedere la dedizione che metteva nella definizione dei più minuti particolari. Era incredibile per noi che uno dei più illustri e indaffarati musicisti del mondo potesse trovare due giorni da dedicare esclusivamente alle nostre prove.
Luciano Berio manca molto a tutti i musicisti, ma ci ha lasciato un patrimonio immenso con la sua musica; inoltre noi strumentisti e “artigiani” della musica non dimenticheremo mai la sua lezione (indiretta) sul tempo e sulla necessità dell'aderenza al testo, il concetto quasi religioso che aveva del lavoro, l'attenzione al potere comunicativo del linguaggio musicale.

Michele Marasco